La Corte Costituzionale “blocca” i procedimenti di bonifica gestiti dai Comuni

Lo scorso 24 luglio, la Corte Costituzionale ha pubblicato la sentenza n. 160/2023 che dichiara incostituzionale l’art. 5 della l.r. n. 30/2006 con cui Regione Lombardia aveva delegato ai comuni le competenze per la gestione dei procedimenti di bonifica dei suoli e delle acque ai sensi della Parte IV, Titolo V del d.lgs. n. 152/2006 (ivi inclusa l’approvazione dei progetti di bonifica).

La Corte Costituzionale, in particolare, ha rilevato l’illegittimità della previsione regionale, evidenziando – in estrema sintesi – come la delega di competenze disposta dalla Regione contrasti con le competenze definite dal legislatore nazionale con il citato d.lgs.152/2006 (noto anche come “Codice dell’Ambiente”). Essendo questa materia di tutela dell'ambiente soggetta alla potestà legislativa esclusiva statale, le Regioni non sono legittimate a derogare alla disciplina statale.

Considerando che la declaratoria di incostituzionalità comporta di fatto l’eliminazione dall’ordinamento della norma regionale impugnata, è agevole comprendere come la sentenza in questione non potrà che avere ricadute sulle procedure di bonifica attualmente pendenti (e gestite dai comuni), con potenziali ripercussioni sulle tempistiche dei relativi procedimenti.

Peraltro, al fine di fornire alcune prime indicazioni in merito alle implicazioni della pronuncia costituzionale, Regione Lombardia - a distanza di pochissimi giorni dall’emissione della sentenza - ha ritenuto opportuno pubblicare uno specifico decreto (n. 11357), all’interno del quale si dà altresì atto che la Regione si è già attivata col Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica al fine di proporre una modifica normativa a livello nazionale funzionale a risolvere la situazione di stallo, legittimando di fatto la “delega” ai Comuni (modifica normativa, questa, che risulta altamente auspicabile, considerando che gli effetti della pronuncia della Consulta sono destinati ad andare ben oltre il confine della Lombardia atteso che pure gli ordinamenti di molte altre regioni contemplano previsioni del tutto equiparabili; ad esempio, Regione Toscana).