L’obbligo degli amministratori di dichiarare l’assenza di cause di ineleggibilità

A decorrere dal 14 dicembre 2021, sono entrate in vigore le nuove disposizioni del Codice Civile che hanno introdotto l’obbligo per i candidati alla nomina quali membri dell’organo amministrativo di una società di capitali di dichiarare – precedentemente alla suddetta nomina – l’inesistenza, a proprio carico, delle cause di ineleggibilità previste dall’articolo 2382 del Codice Civile nonché di eventuali interdizioni dall’ufficio di amministratore adottate nei loro confronti in uno Stato membro dell’Unione Europea. Quanto alla forma di siffatta dichiarazione, nonostante il silenzio del Legislatore sul punto, si deve ritenere che, per ragioni di documentazione, questa debba essere adottata la forma scritta.

Conformemente al disposto dell’articolo 2383 del Codice Civile, così come emendato dal Decreto Legislativo n. 183 dell’8 novembre 2021, dunque, ogni soggetto che aspiri a rivestire la carica di amministratore di società di capitali è oramai onerato dal presentare una dichiarazione che attesti la non esistenza a suo carico delle cause di ineleggibilità e incompatibilità specificamente enucleate al precedente articolo 2382 del Codice Civile. Trattasi in particolare di condizioni legate allo status dell’interessato che, per ragioni diverse, ne determinano una speciale incapacità assoluta all’assunzione di incarichi gestori e, nello specifico, della carica di amministratore di società: conseguentemente, l’eventuale nomina di soggetti che siano stati interdetti o inabilitati o che ancora siano stati soggetti a dichiarazione di liquidazione giudiziale (nomen iuris ora attribuito al fallimento), dovrà perciò considerarsi radicalmente nulla. Parimenti, i soggetti destinatari di una sentenza di condanna penale con la previsione di una pena accessoria che comporti l’interdizione, anche temporanea, dai pubblici uffici o l’incapacità di esercitare uffici direttivi, dovranno essere ritenuti ex lege privi della capacità giuridica speciale richiesta per poter assumere la carica di amministratori di società di capitali.

Tali cause di ineleggibilità si traducono naturalmente in cause di decadenza, con operatività ex nunc, laddove il rispettivo difetto di tali requisiti soggettivi dovesse manifestarsi in seguito alla nomina dell’amministratore e dunque successivamente all’assunzione dell’incarico gestorio.

Vale inoltre la pena incidentalmente di notare come, anche alla luce di quanto sopra riportato, l’ambito applicativo della disposizione in esame, così come le cause di ineleggibilità e decadenza, non sia limitato ai soli amministratori di società per azioni, ma come esso si estenda anche agli amministratori di S.r.l. e ai soci accomandatari di società in accomandita per azioni, per l’espresso richiamo effettuato, rispettivamente, dagli articoli 2475 e 2454, 2455 del Codice Civile. Risulta infine altresì pacifico come siffatte disposizioni debbano applicarsi anche a coloro che siano chiamati ad assumere la qualifica di liquidatore della società in virtù e per effetto dei rispettivi specifici richiami normativi.

Stante il loro carattere espressivo di principi di ordine pubblico, le cause di ineleggibilità non possono essere derogate dai soci, che per questo motivo dovranno non più unicamente fare affidamento, bensì assicurarsi della loro insussistenza in capo a ciascun aspirante amministratore.

Quanto alla procedura da rispettare, preliminarmente alla nomina, occorre che attraverso una comunicazione formale, gli interessati auto-dichiarino la regolarità della propria situazione rispetto ai requisiti legali di nomina. Ne consegue che in caso di dichiarazione mendace, il dichiarante potrebbe esporsi ad un’accusa per il reato di falso.

Nella pratica, dunque, si richiede che la dichiarazione venga acquisita agli atti della società ed in particolare venga trascritta nell’atto costitutivo in caso di società costituenda e nel libro delle decisioni dei soci nel caso di nomina dell’organo amministrativo nel contesto assembleare. In quest’ultimo caso, analogamente alla prassi prescritta in caso di elezione dell’organo di controllo della società, è richiesto che il nominato presidente dell’assemblea dei soci dia atto ai partecipanti di aver acquisito agli atti della società la dichiarazione in oggetto.

In conclusione, pare doversi ritenere che tale prassi debba necessariamente essere pedissequamente seguita e rispettata ogniqualvolta la compagine amministrativa delle società di capitali venga a modificarsi per qualsivoglia ragione e/o in conseguenza di qualsiasi operazione societaria.