Decreto Sostegni: proroga degli ammortizzatori sociali COVID-19, del blocco dei licenziamenti e della deroga in materia di rinnovi e proroghe dei contratti a termine

È stato pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale n. 70, in vigore da oggi (23 Marzo 2021), il Decreto-Legge 22 Marzo 2021, n. 41 (c.d. «Decreto Sostegni») recante «Misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19» (disponibile qui).

Il nuovo Decreto interviene, con uno stanziamento di circa 32 miliardi di Euro, al fine di potenziare gli strumenti di contrasto alla diffusione del contagio da COVID-19 e di contenere l’impatto sociale ed economico delle misure di prevenzione adottate.

A tale scopo, il Decreto Sostegni affida un ruolo fondamentale alle disposizioni in materia di lavoro. In particolare, le principali novità riguardano:

• la proroga dei trattamenti di integrazione salariale;
• la proroga del blocco dei licenziamenti;
• la proroga degli interventi per i lavoratori in condizioni di fragilità;
• la proroga della disciplina emergenziale della proroga e del rinnovo acausale dei contratti a tempo determinato.

Riportiamo dunque di seguito le disposizioni maggiormente rilevanti nell’ambito dei rapporti di lavoro, precisando che ulteriori approfondimenti verranno poi inviati su richiesta, in merito a temi specifici.

1. Nuovi trattamenti di Cassa integrazione ordinaria, Assegno ordinario e Cassa integrazione in deroga (art. 8)

Il Decreto Sostegni prevede anzitutto l’estensione dei trattamenti di integrazione salariale COVID-19 attraverso lo stanziamento di nuove risorse destinate al finanziamento del sistema degli ammortizzatori sociali emergenziali.

In tale contesto, l’art. 8 del Decreto Sostegni introduce una durata massima e un periodo di fruizione diversi a seconda del trattamento di integrazione salariale concesso.

In particolare, i datori di lavoro privati che sospendono o riducono l’attività lavorativa per eventi riconducibili all’emergenza epidemiologica da COVID-19 possono presentare, per i lavoratori in forza alla data di entrata in vigore del nuovo Decreto (23 Marzo 2021), domanda di concessione dei seguenti ammortizzatori sociali COVID-19 introdotti dal Decreto-Legge 17 Marzo 2020, n. 18 (c.d. «Decreto Cura Italia»):

1. Cassa integrazione guadagni ordinaria (CIGO): per una durata massima di 13 settimane, da collocarsi nel periodo compreso tra il 1° Aprile 2021 ed il 30 Giugno 2021;
2. Assegno ordinario FIS e Cassa integrazione in deroga (CIGD): per una durata massima di 28 settimane, da collocarsi nel periodo compreso tra il 1° Aprile 2021 ed il 31 Dicembre 2021.

Viene inoltre confermato il carattere gratuito dei predetti trattamenti di integrazione salariale COVID-19, per i quali infatti non è dovuto alcun contributo addizionale.

Con riferimento ai termini per la presentazione delle domande di accesso ai trattamenti, le domande dovranno essere presentate all’INPS, a pena di decadenza, entro la fine del mese successivo a quello in cui ha avuto inizio il periodo di sospensione o di riduzione dell’attività lavorativa. In fase di prima applicazione, il termine di decadenza è fissato entro la fine del mese successivo a quello di entrata in vigore del nuovo Decreto (ossia entro il 30 Aprile 2021).

In caso di pagamento diretto delle prestazioni da parte dell’INPS, il datore di lavoro sarà tenuto a inviare all’Istituto tutti i dati necessari per il pagamento o per il saldo dell’integrazione salariale entro la fine del mese successivo a quello in cui è collocato il periodo di integrazione salariale, ovvero, se posteriore, entro il termine di 30 giorni dall’adozione del provvedimento di concessione.

Al fine di razionalizzare il sistema di pagamento degli ammortizzatori sociali COVID-19, i relativi trattamenti potranno essere concessi sia con la modalità di pagamento diretto della prestazione da parte dell’INPS, sia con la modalità di pagamento anticipato dal datore di lavoro con conguaglio o rimborso dall’INPS, ai sensi dell’art. 7 D.Lgs. n. 148/2015.

2. Proroga del blocco dei licenziamenti (art. 8, commi 9 - 11)

La disposizione indubbiamente più attesa dalle aziende - nonché più discussa - del Decreto Sostegni è contenuta nei commi da 9 a 11 dell’art. 8 e prevede la proroga delle disposizioni in materia di divieto di licenziamenti per motivi economici.

In particolare, il Decreto Sostegni conferma il divieto dei licenziamenti individuali e collettivi:

• fino al 30 Giugno 2021, per la generalità delle aziende;
• fino al 31 Ottobre 2021, per i datori di lavoro che possono accedere ai trattamenti di Assegno ordinario FIS, di Cassa integrazione in deroga (CIGD), nonché di Cassa integrazione salariale operai agricolo (CISOA).

La modifica legislativa che prevede l’ulteriore estensione del divieto di licenziamento parte subito con un “mistero”, ossia con un dubbio interpretativo di non immediata soluzione, ma di grave importanza stante la oltremodo delicata materia. Infatti, il tenore letterale della disposizione (art. 8, comma 10 del Decreto Sostegni) riferisce l’estensione del blocco per l’ulteriore periodo dal 1° Luglio al 31 Ottobre 2021 ai «datori di lavoro privati che sospendono o riducono l’attività lavorativa» presentando «domanda per i trattamenti di assegno ordinario e di cassa integrazione salariale in deroga» ossia, come sopra detto, per le aziende che richiedono il trattamento FIS o la cassa in deroga. Il punto è che la norma fa menzione delle aziende che richiedono il trattamento di ammortizzatore sociale, facendo presupporre che coloro che non lo richiedano non siano soggetti all’estensione del divieto (e dunque, in altri termini, per i datori di lavoro che non richiedano trattamenti FIS o CIGD il blocco terminerebbe il 30 Giugno, come per tutte le altre categorie di lavoratori). Soluzione, quest’ultima, che sarebbe logica, se non fosse che ad oggi non sono ancora state emanate note ufficiali da parte del Ministero del Lavoro il quale tuttavia ha già affermato, informalmente, che il blocco si estende al 31 Ottobre 2021 per le aziende che ricadono (pur senza richiederlo) nel campo di applicazione di FIS e CIGD. Interpretazione che, allo stato, verrebbe confermata dalle slides esplicative pubblicate sul sito del Ministero del Lavoro (disponibili qui) sebbene (a complicare ulteriormente la materia) il comunicato stampa del Ministero del Lavoro, pubblicato insieme alle slides, parli solo di divieto sino al 30 Giugno 2021. Insomma, una matassa che andrà sbrogliata prima possibile, non potendo un tema così delicato rimanere sospeso a mere interpretazioni.

In ogni caso, per entrambe le ipotesi di blocco (al 30 Giugno o al 31 Ottobre) sono confermate le già note preclusioni:

• divieto di procedure di licenziamento collettivo: resterà precluso ai datori di lavoro l’avvio delle procedure di licenziamento collettivo di cui agli articoli 4, 5 e 24 della Legge 23 Luglio 1991, n. 223. Resteranno altresì sospese le procedure pendenti avviate successivamente alla data del 23 Febbraio 2020, fatte salve le ipotesi in cui il personale interessato dal recesso, già impiegato nell’appalto, sia riassunto a seguito di subentro di nuovo appaltatore in forza di legge, di contratto collettivo nazionale di lavoro, o di clausola del contratto di appalto;
• divieto di licenziamenti per giustificato motivo oggettivo: resterà preclusa altresì ai datori di lavoro la facoltà, indipendentemente dal numero di dipendenti, di intimare licenziamenti per giustificato motivo oggettivo ai sensi dell’art. 3 della Legge 15 Luglio 1966, n. 604. Resteranno sospese le procedure in corso davanti all’Ispettorato Territoriale del Lavoro.

Vengono altresì confermate le ipotesi eccezionali nelle quali sarà possibile derogare al predetto divieto di licenziamenti. Infatti, le sospensioni e le preclusioni di cui sopra non si applicano nelle seguenti ipotesi:

1. licenziamenti motivati dalla cessazione definitiva dell'attività dell'impresa oppure dalla cessazione definitiva dell'attività dell'impresa conseguente alla messa in liquidazione della società senza continuazione, anche parziale, dell'attività, nei casi in cui nel corso della liquidazione non si configuri la cessione di un complesso di beni od attività che possano configurare un trasferimento d'azienda o di un ramo di essa ai sensi dell'articolo 2112 del Codice Civile;
2. accordo collettivo aziendale, stipulato dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, di incentivo alla risoluzione del rapporto di lavoro, limitatamente ai lavoratori che aderiscano al predetto accordo. In tal caso, ai lavoratori interessati è comunque riconosciuto il trattamento NASPI;
3. licenziamenti intimati in caso di fallimento, quando non sia previsto l'esercizio provvisorio dell'impresa, ovvero ne sia disposta la cessazione. Nel caso in cui l'esercizio provvisorio sia disposto per uno specifico ramo dell'azienda, sono esclusi dal divieto i licenziamenti riguardanti i settori non compresi nello stesso.

3. Misure a sostegno dei lavoratori in condizione di fragilità (art. 15)

Considerando che l’evolversi della situazione epidemiologica ha causato un incremento considerevole dei soggetti positivi al COVID-19 sull’intero territorio nazionale, il Decreto Sostegni ha prorogato alcune misure introdotte al fine di tutelare i lavoratori c.d. fragili.

Infatti, il Decreto Cura Italia (D.L. n. 18/2020) aveva introdotto delle misure a sostegno dei lavoratori in condizione di fragilità, ossia i lavoratori dipendenti pubblici e privati in possesso di certificazione rilasciata dai competenti organi medico-legali, attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita, ivi inclusi i lavoratori in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità ai sensi dell’art. 3, comma 3, Legge n. 104/1992.

In particolare, l’art. 15 del Decreto Sostegni estende sino al 30 Giugno 2021 le seguenti tutele:

1. smart working: i lavoratori in condizione di fragilità svolgono di norma la prestazione lavorativa in modalità agile, anche attraverso l'adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento, come definite dai contratti collettivi vigenti, o lo svolgimento di specifiche attività di formazione professionale anche da remoto;
2. assenza equiparata a ricovero ospedaliero: laddove la prestazione lavorativa non possa essere resa in modalità agile, il periodo di assenza dal servizio dei lavoratori in condizione di fragilità è equiparato al ricovero ospedaliero ed è prescritto dalle competenti autorità sanitarie, nonché dal medico di assistenza primaria che ha in carico il paziente. I periodi di assenza dal servizio non sono computabili ai fini del periodo di comporto e le ferie non fruite a causa di tale assenze non possono essere monetizzate.

4. Proroga e rinnovo acausale dei contratti a tempo determinato (art. 17)

L’art. 17 del Decreto Sostegni modifica ancora una volta l’art. 93, comma 1 del Decreto-Legge 19 Maggio 2020, n. 34 (c.d. «Decreto Rilancio») estendendo sino al 31 Dicembre 2021 (e non più solo fino al 31 Marzo 2021) la possibilità per i datori di lavoro di rinnovare ovvero prorogare i contratti di lavoro subordinato a tempo determinato anche in assenza delle causali previste dall’art. 19, comma 1 del D.Lgs. n. 81/2015.

Pertanto, in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 e in deroga all’art. 21 del D.Lgs. n. 81/2015, fino al 31 Dicembre 2021 le aziende potranno rinnovare o prorogare i contratti di lavoro subordinato a tempo determinato anche in assenza delle causali previste per legge per un periodo massimo di 12 mesi e per una sola volta, ferma restando la durata massima complessiva di 24 mesi.

Il comma 2 dell’art. 17 del Decreto Sostegni introduce invece un’importante novità, prevedendo infatti che le predette disposizioni abbiano efficacia a far data dall’entrata in vigore del Decreto (23 Marzo 2021) e che nella loro applicazione non si tenga conto dei rinnovi e delle proroghe già intervenuti. Il Decreto sembrerebbe quindi introdurre (ma una circolare di chiarimento è più che d’obbligo su tale delicato tema) la possibilità di rinnovare o prorogare i contratti a termine senza inserimento di causale anche laddove ci si sia avvalsi della misura già introdotta dalla precedente normativa emergenziale, comunque nel rispetto del numero massimo di proroghe/rinnovi, per una sola volta e comunque nel limite di 12 mesi.

5. Ulteriori misure in materia di rapporto di lavoro

Tra le diverse misure previste dal Decreto Sostegno e finalizzate a contrastare gli effetti dell’emergenza COVID-19, si segnalo inoltre le seguenti:

• il rifinanziamento del Fondo sociale per occupazione e formazione (art. 9);
• l'incremento del Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale e la possibilità di integrare le prestazioni di Cassa integrazione salariale in deroga con causale COVID-19 richieste dalle imprese del trasporto aereo (art. 9);
• una indennità di 2.400 Euro per i lavoratori stagionali e a tempo determinato e di importo variabile tra i 1.200 e i 3.600 Euro per i lavoratori sportivi;
• il rifinanziamento del fondo per il Reddito di Cittadinanza, al fine di tenere conto dell’aumento delle domande;
• il rinnovo, per ulteriori tre mensilità, del Reddito di emergenza e l’ampliamento della platea dei potenziali beneficiari;
• l'incremento di 100 milioni di Euro del Fondo straordinario per il sostegno degli enti del terzo settore.