Decreto Sostegni-bis: le nuove regole sui licenziamenti e gli altri interventi in materia di lavoro

È stato finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto-Legge 25 Maggio 2021, n. 73 recante «Misure urgenti connesse all'emergenza da COVID-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali» (c.d. «Decreto Sostegni-bis») (disponibile qui).

L’emanazione del nuovo Decreto arriva dopo giorni di attesa e dibattito tra forze politiche, imprese e sindacati, sulla questione ad oggi certamente più urgente: l’imminente sblocco dei licenziamenti, fissato - per la generalità delle imprese - al 30 Giugno 2021.

Orbene, la proroga al 28 Agosto 2021 ipotizzata dal Ministro del Lavoro e auspicata dai sindacati, non trova conferma nel nuovo Decreto che tiene fermo il termine del 30 Giugno 2021, rimodulando tuttavia il divieto di licenziamenti in funzione dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali previsti per i mesi a venire.

Dal 1° Luglio 2021 i datori di lavoro che non potranno più utilizzare la CIGO COVID-19 prevista dal Decreto Sostegni (i.e. massimo 13 settimane tra il 1° Aprile 2021 ed il 30 Giugno 2021) potranno accedere alla Cassa integrazione ordinaria o straordinaria prevista dal D.Lgs. n. 148/2015 senza tuttavia pagare contributi addizionali fino al 31 Dicembre 2021. Durante l’utilizzo dei predetti ammortizzatori, le imprese resteranno però vincolate al divieto di licenziamenti (per un approfondimento specifico delle disposizioni in esame, si rimanda al successivo paragrafo 3).

Vediamo ora nel dettaglio le principali misure introdotte dal Decreto Sostegni-bis in materia di lavoro.

1. Contratto di espansione (art. 39)

Il Decreto Sostegni-bis potenzia ulteriormente l’utilizzo del contratto di espansione, abbassando a 100 dipendenti la soglia dimensionale di accesso. Questa novità, passata piuttosto sotto traccia, rappresenta un elemento fondamentale per la futura gestione delle crisi e delle riorganizzazioni aziendali e diventerà, molto probabilmente, la nuova chiave di volta all’interno delle negoziazioni sindacali per ristrutturazione aziendale. Non è un caso, dunque, che il Governo stia puntando molto su questo istituto giuridico, che è stato oggetto negli ultimi mesi di numerosi interventi legislativi diretti ad abbassare la soglia di accesso e dunque rendere più appetibile il contratto di espansione per le aziende.

Il nuovo Decreto modifica infatti l’art. 41, comma 1-bis della Decreto Legislativo n. 148/2015, introdotto dalla Legge di Bilancio 2021 che, a sua volta, aveva ridotto per il 2021 il requisito occupazionale da 1.000 a 500 unità lavorative (ovvero 250, limitatamente alla previsione di uscita anticipata dei lavoratori a non più di 60 mesi dalla pensione).

Per tutto il 2021 risulterà dunque notevolmente ampliata la platea dei datori di lavoro che potranno decidere di sottoscrivere un contratto di espansione per favorire il ricambio generazionale e professionale in azienda.

2. Contratto di solidarietà (art. 40, commi 1 e 2)

Nell’ambito degli ammortizzatori sociali, anche il contratto di solidarietà (CDS) è stato oggetto di intervento da parte del nuovo Decreto.

L’art. 40 del Decreto Sostegni-bis prevede infatti che, i datori di lavoro (i) per i quali a partire dal 30 Giugno 2021 cesserà di blocco dei licenziamenti e (ii) che nel primo semestre del 2021 abbiano subito un calo del fatturato del 50% rispetto al primo semestre del 2019, possano sottoscrivere particolari contratti di solidarietà «finalizzati al mantenimento dei livelli occupazionali nella fase di ripresa delle attività dopo l’emergenza epidemiologica».

Il contratto di solidarietà studiato dal Governo si distingue in particolare per le seguenti novità:

• lavoratori coinvolti: la riduzione dell’attività lavorativa può essere prevista solo per i lavoratori in forza alla data di entrata in vigore del Decreto Sostegni-bis (i.e. 26 Maggio 2021);
• durata massima: il trattamento di integrazione salariale potrà essere richiesto per un massimo di 26 settimane nel periodo compreso tra il 26 Maggio 2021 e il 31 Dicembre 2021;
• riduzione dell’orario di lavoro: in deroga ai limiti previsti dal D.Lgs. n. 148/2015, viene aumentata la percentuale massima di riduzione dell’orario di lavoro. Il CDS disciplinato dal nuovo Decreto può infatti prevedere, per ciascun lavoratore coinvolto nell’accordo:

1. na riduzione media oraria non superiore all’80% dell’orario giornaliero, settimanale o mensile (contro il 60% normalmente previsto);
2. una riduzione complessiva dell’orario di lavoro non superiore al 90% nell’arco dell’intero periodo (contro il 70% normalmente previsto);

• retribuzione: ai lavoratori interessati dal CDS è riconosciuto un trattamento speciale di integrazione salariale «in misura pari al 70% della retribuzione globale che sarebbe loro spettata per le ore di lavoro non prestate». La norma precisa altresì che i predetti importi saranno riconosciuti senza l’applicazione dei massimali annualmente stabiliti dall’INPS;
• contributo addizionale: il contratto di solidarietà previsto dal Decreto Sostegni-bis non prevede alcun contributo addizionale a carico del datore di lavoro e ha dunque carattere gratuito.

3. Cassa integrazione ordinaria dal 1° Luglio 2021 e divieto di licenziamenti (art. 40, commi 3-6)

Come anticipato, il dibattito sui licenziamenti si è risolto con l’esclusione di una ulteriore proroga al 28 Agosto 2021.

La soluzione di «compromesso» raggiunta dal Governo nel Decreto Sostegni-bis conferma dunque lo sbocco dei licenziamenti al 30 Giugno 2021 previsto dal Decreto Sostegni, convertito dalla Legge 21 Maggio 2021, n. 69, per le aziende destinatarie della CIGO COVID-19.

Il divieto di licenziamenti rimarrà tuttavia in vigore per le imprese che dal 1° Luglio 2021 utilizzeranno la Cassa integrazione ordinaria o straordinaria di cui al D.Lgs. n. 148/2015. In particolare, il Decreto Sostegni-bis prevede che:

1. i datori di lavoro che dal 30 Giugno 2021 non potranno più utilizzare la CIGO COVID-19, a decorrere dal 1° Luglio 2021 potranno accedere gratuitamente alla Cassa integrazione ordinaria o straordinaria prevista dal D.Lgs. n. 148/2015, con l’esonero, fino al 31 Dicembre 2021, dal pagamento dei contributi addizionali (del 9%-12%-15% a seconda della durata di utilizzo);
2. per la durata dei predetti trattamenti di integrazione salariale fruiti entro il 31 Dicembre 2021, ai datori di lavoro resterà preclusa la facoltà di avviare procedure di licenziamento collettivo (ferma restando la sospensione delle procedure avviate successivamente al 23 Febbraio 2020) e di intimare licenziamenti per giustificato motivi oggettivo.

In linea con quanto previsto dal Decreto Sostegni (e da tutti i provvedimenti precedenti), restano in ogni caso confermate le ipotesi eccezionali nelle quali sarà possibile derogare al predetto blocco dei licenziamenti. Infatti, le sospensioni e le preclusioni di cui sopra (oltre alla nota ipotesi di c.d. cambio appalto) non troveranno applicazione nei seguenti casi:

• licenziamenti motivati dalla cessazione definitiva dell'attività dell'impresa oppure dalla cessazione definitiva dell'attività dell'impresa conseguente alla messa in liquidazione della società senza continuazione, anche parziale, dell'attività, nei casi in cui nel corso della liquidazione non si configuri la cessione di un complesso di beni od attività che possano configurare un trasferimento d'azienda o di un ramo di essa ai sensi dell'articolo 2112 del Codice Civile;
• accordo collettivo aziendale, stipulato dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, di incentivo alla risoluzione del rapporto di lavoro, limitatamente ai lavoratori che aderiscano al predetto accordo. In tal caso, ai lavoratori interessati è comunque riconosciuto il trattamento NASPI;
• licenziamenti intimati in caso di fallimento, quando non sia previsto l'esercizio provvisorio dell'impresa, ovvero ne sia disposta la cessazione. Nel caso in cui l'esercizio provvisorio sia disposto per uno specifico ramo dell'azienda, sono esclusi dal divieto i licenziamenti riguardanti i settori non compresi nello stesso.

In conclusione, la disciplina delineata dal Decreto Sostegni-bis sembra prevedere ad oggi 3 diverse scadenze per lo sblocco dei licenziamenti:

1. 30 Giugno 2021: per la generalità delle imprese, fatte salve le due ipotesi che seguono;
2. 31 Ottobre 2021: per i datori di lavoro destinatari dell’assegno ordinario FIS, della Cassa integrazione in deroga (CIGD) o della Cassa integrazione salariale operai agricolo (CISOA);
3. sino al 31 Dicembre 2021: per i datori di lavoro che, a partire dal 1° Luglio 2021, accederanno alla Cassa integrazione salariale ordinaria o straordinaria (non COVID) secondo quanto previsto dal Decreto Sostegni-bis, ma solo per la durata di fruizione degli stessi trattamenti.

4. Contratto di rioccupazione (art. 41)

Tra le novità del Decreto Sostegni-bis, vi è l’introduzione del contratto di rioccupazione quale nuovo strumento volto a mitigare gli effetti negativi della pandemia sul mercato sull’occupazione.

L’art. 41, comma 1 del nuovo Decreto prevede che «in via eccezionale, dal 1° luglio 2021 e fino al 31 ottobre 2021 è istituito il contratto di rioccupazione quale contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato diretto a incentivare l'inserimento nel mercato del lavoro dei lavoratori in stato di disoccupazione ai sensi dell'articolo 19 del decreto-legislativo 14 settembre 2015, n. 150 nella fase di ripresa delle attività dopo l'emergenza epidemiologica».

La norma delinea le caratteristiche principali e la disciplina del nuovo contratto di rioccupazione. Nel dettaglio:

• ambito di applicazione: sarà possibile assumere con contratto di rioccupazione solo lavoratori in stato di disoccupazione;
• tipologia: il contratto di rioccupazione è un contratto subordinato a tempo indeterminato;
• condizione per la sottoscrizione: per procedere all’assunzione con contratto di rioccupazione, il datore di lavoro deve definire, con il consenso del lavoratore, un progetto individuale di inserimento di durata pari a 6 mesi finalizzato a «garantire l’adeguamento delle competenze professionali del lavoratore stesso al nuovo contesto lavorativo»;
• sanzioni in caso di licenziamento durante l’inserimento: ai sensi dell’art. 41, comma 2, durante il periodo di inserimento, trovano applicazione le sanzioni previste dalla normativa vigente per il licenziamento illegittimo;
• recesso o prosecuzione: al termine dei primi 6 mesi di inserimento, le parti possono recedere dal contratto ai sensi dell’art. 2118 cod. civ., con preavviso decorrente dal medesimo termine.

Laddove le parti non recedano, il rapporto prosegue come un ordinario rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato;

• esonero contributivo: ai datori di lavoro privati che assumono lavoratori con contratto di rioccupazione è riconosciuto l’esonero totale dal versamento dei contributi previdenziali - con esclusione dei premi e dei contributi dovuti all’INAIL - per 6 mesi e nel limite massimo di importo di Euro 6.000,00 annui, da riparametrare ed applicare su base mensile.

L’esonero contributivo:

1. è escluso laddove nei 6 mesi precedenti all’assunzione con contratto di rioccupazione, il datore di lavoro abbia intimato licenziamenti per giustificato motivo ovvero abbia avviato procedure di licenziamento collettivo nella medesima unità produttiva;
2. è revocato (con conseguente restituzione del beneficio già fruito) nel caso in di licenziamento intimato durante o al termine del periodo di inserimento ovvero nel caso in cui il datore di lavoro, nei 6 mesi successivi all’assunzione, avvii un licenziamento collettivo o intimi il licenziamento per giustificato motivo oggettivo di un dipendente impiegato nella medesima unità produttiva e inquadrato con lo stesso livello e categoria legale di inquadramento del lavoratore assunto con il contratto di rioccupazione.

5. Proroga della CIGS per cessazione (art. 45)

Un’ultima ma importantissima disposizione riguarda il rifinanziamento della (ormai abrogata da anni) causale di CIGS per cessazione dell’attività. Infatti, l’art. 45, comma 1 del Decreto Sostegni-bis prevede una ulteriore proroga di 6 mesi della CIGS per le aziende di particolare rilevanza strategica che abbiano avviato processi di cessazione aziendale.

All’art. 44 del Decreto-Legge 28 Settembre 2018, n. 109, viene infatti inserito il comma 1-bis a norma del quale «in via eccezionale al fine di sostenere i lavoratori nella fase di ripresa delle attività dopo l'emergenza epidemiologica, dalla data di entrata in vigore del presente decreto e fino al 31 dicembre 2021 può essere autorizzata una proroga di sei mesi, previo ulteriore accordo da stipulare in sede governativa presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali con la partecipazione del Ministero dello sviluppo economico e della Regione interessata, per le aziende che abbiano particolare rilevanza strategica sul territorio qualora abbiano avviato il processo di cessazione aziendale, le cui azioni necessarie al suo completamento e per la salvaguardia occupazionale, abbiano incontrato fasi di particolare complessità anche rappresentate dal Ministero dello sviluppo economico».

La proroga di 6 mesi potrà dunque essere autorizzata dal 26 Maggio 2021 (data di entrata in vigore del Decreto) al 31 Dicembre 2021 e richiede necessariamente la sottoscrizione di un ulteriore accordo presso il Ministero del Lavoro, aggiuntivo rispetto a quello già raggiunto in sede di prima concessione del trattamento.